Poco citata dalle guide turistiche, semi deserta nel caldo luglio romano la Gnam è un gioiello che abbiamo visitato a Roma con estremo piacere.
Avevo letto delle critiche piuttosto accese riguardo alla scelta dell’allestimento della galleria da parte della nuova direttrice Cristiana Collu. Dimissioni da parte dei membri del comitato del museo, indignazione per il mancato rispetto della cronologia delle opere messe in mostra.
Opere decontestualizzate dalla loro storia e dalla loro genesi sarebbero un’eresia….

Io ho sempre pensato che la differenza tra lo sfogliare un libro di storia dell’arte e visitare un museo dovesse essere abissale.
Troppi musei, troppe audioguide che sono la copia di un catalogo da sfogliare.

La visita a un museo per me deve essere innanzitutto esperienziale.

Coinvolgente, interessante e culturalmente stimolante. Non può, e non deve sostituirsi, a un corso di storia dell’arte. Deve saper emozionare e incuriosire. Deve essere il più possibile interattiva e interrogativa.
Sarà che mi annoio facilmente, ma di andare in un museo e di avere la sensazione di aver sfogliato un libro non me ne faccio niente. Lo potevi fare da casa.

Per questo la Gnam mi ha entusiasmata. Il modo in cui le opere dialogano tra di loro e interagiscono con l’ambiente in cui sono esposte è molto interessante. Anticonvenzionale? Si. Poco ortodosso? Anche. E allora? A furia di prendere sul serio l’arte in Italia l’hanno persino tolta dalle scuole come insegnamento.

Mi piacciono i tentativi di avvicinare le persone alle opere d’arte, anche fisicamente.

Questo museo ti piazza con disinvoltura tra l’ercole di un Canova e i 32mq quadrati di mare circa di Pasquali. E forse è vero che all’inizio la cosa è un po’ disorientante. Ma allo stesso tempo è affascinante. ti fai delle domande sulla trasversalità delle emozioni, della bellezza, del pensiero umano. Apri i cassetti cronologici in cui i metodi di studio e, spesso i musei, organizzano l’arte e le sue correnti e le lasci fluttuare libere.

“The time is out of joint”

Su Repubblica un articolo spiega molto bene l’idea che c’è dietro questa galleria

Così come con l’alfabeto si possono costruire parole infinite, così anche una mostra si può guardare in molteplici modi diversi. Cristiana Collu, la direttrice della Galleria Nazionale d’arte Moderna e contemporanea di Roma, usa una similitudine giocata su un rapporto letterario per presentare la nuova mostra e non poteva essere altrimenti dal momento che l’esposizione, dall’11 ottobre al 15 aprile 2018, ha come titolo un verso di William Shakespeare: ” The time is out of joint”.
L’elasticità del tempo è in questo caso la molla che scardina gli allestimenti classici, ossia quelli che seguono criteri cronologici. Ora il percorso prestabilito salta, e, con questo cambiamento, continua la trasformazione della Galleria Nazionale romana, coinvolta in una riorganizzazione di spazi iniziata lo scorso 21 giugno 2016, basandosi anche su una rilettura delle sue collezioni. Ora, sotto lo stesso tetto di viale delle Belle Arti 131, convivono Medardo Rosso e Jeff Wall per citare un paio di nomi dei circa 170 presenti, per un totale di 500 opere compresi prestiti di collezioni e da gallerie.

Un piccolo abbecedario  mette alla prova i bambini  con la ricerca di oggetti associati a una lettera dell’alfabeto nascosti nei quadri.

Gli spazi sono molto eleganti e piacevoli. Un bel museo in cui passare del tempo.

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